Pubblichiamo un report ILCOR 2023 su una tematica particolarmente interessante, riportato dal sito istituzionale “L’infermiere Online – FNOPI”, la defibrillazione di un’aritmia refrattaria.
Nel report si legge: “Ormai da qualche tempo ILCOR (International Liaison Committee on Resuscitation) pubblica annualmente gli aggiornamenti in tema di rianimazione cardiopolmonare e primo soccorso. Tanti gli studi e gli argomenti presi in analisi anche nel 2023. Tra questi suscitano interesse quelli che riguardano le diverse possibili strategie in merito alla defibrillazione, in particolare dei ritmi cosiddetti “refrattari”, quelli cioè in cui il paziente non ottiene un ROSC entro la terza scarica elettrica consecutiva (Berg KM, Bray JE et al 2023).
Già le linee guida ERC (European Resuscitation Council) 2021 prendevano in considerazione la possibilità di variare
la posizione degli elettrodi (cambio del vettore di scarica), passando dalla classica posizione standard (sotto claveare destra e medio ascellare sinistra) alla posizione cosiddetta antero-posteriore, in caso di persistenza di un ritmo defibrillabile dopo l’erogazione del terzo shock. Le stesse indicazioni inoltre controindicavano l’erogazione di due scariche sequenziali di energia erogate da due defibrillatori collegati al paziente (Michels G, Pöss J et al 2021).
Tale posizione era sostenuta dalla mancanza di evidenze di qualità riferibili all’argomento (Deakin CD, Morley P et al
2020).
Recenti studi hanno invece aperto la scena a delle possibilità di trattamento con cui la comunità scientifica si sta
confrontando. Uno studio randomizzato controllato di recente pubblicazione ha analizzato l’efficacia della
defibrillazione standard su soggetto adulto, sia in scenari intra che extra ospedalieri, in rapporto alla Double (or dual) Sequential External Defibrillation (DSED).
La DSED è una tecnica che prevede l’uso di due defibrillatori connessi al paziente che erogano due shock
sequenziali, tramite due coppie di elettrodi posizionati una in posizione antero-posteriore ed una in posizione
standard. Inoltre lo stesso studio ha messo a confronto la defibrillazione eseguita nella posizione standard in
rapporto al cambio di vettore (passaggio alla posizione antero posteriore). Tali dati sono stati analizzati prendendo
in esame outcome quali la sopravvivenza alla dimissione ospedaliera, il ROSC (recupero del circolo spontaneo) e
la sopravvivenza al ricovero ospedaliero (Cheskes S, Dorian P et al 2020 – Cheskes S, Verbeek PR et al 2022).
Nel primo caso relativo alla differenza tra la DSED rispetto alla singola scarica con elettrodi in posizione standard lo
studio che recluta 261 pazienti (declassato per rischio di parzialità e imprecisione) mostra un miglioramento sia
relativamente alla sopravvivenza alla dimissione ospedaliera (30.4% vs 13.3%), sia alla sopravvivenza con buoni
esiti funzionali neurologici (27.4% vs 11.2%); con la tecnica DSED migliorano anche i tassi di ROSC (46.4% vs
26.5%) e quelli relativi alla interruzione del ritmo defibrillabile (84% vs 67.6%) (Cheskes S, Verbeek PR et al 2022).
Per quanto riguarda invece la differenza tra defibrillazione con elettrodi sempre in posizione standard e cambio di
vettorialità degli elettrodi, utilizzando in seguito la posizione antero posteriore, lo stesso studio (declassato per grave rischio di parzialità ed imprecisione molto grave) non riporta un miglioramento significativo del ROSC; il cambio della posizione degli elettrodi mostra però un miglioramento della sopravvivenza alla dimissione ospedaliera (21.7% vs 13.3%) ed un tasso più elevato di interruzione del ritmo defibrillabile (79.9% vs 67.6%).
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