Sul sito “L’Infermiere Online” è disponibile un articolo davvero molto interessante di una revisione della letteratura legato all’assistenza infermieristica nella gestione del latte materno durante un lutto perinatale. Di seguito ne riportiamo un estratto:
“Quando si parla di decesso perinatale, in Italia si intende il decesso che avviene fra la ventisettesima settimana
gestazionale e la prima settimana di vita post-natale (Istituto Superiore di Sanità,2017). Come si evince dal report del 2020 di Unicef, World Health Organization, et al. ad oggi nel mondo “ogni 16 secondi nasce un bambino morto, per un totale di due milioni l’anno”. Un’ulteriore informazione rilevante emerge dalla raccolta dei dati epidemiologici sulla mortalità perinatale, pubblicati nel 2016 sulla pagina web dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) dove emerge che “A livello globale, secondo l’OMS, nel 2016, 2,6 milioni di neonati sono morti entro il primo mese di vita, il 75% entro la prima settimana dalla nascita”.
È importante specificare che la definizione di nato morto varia da paese a paese in relazione all’età gestazionale e al peso fetale, poiché ogni paese riconosce un’età gestazionale e un peso fetale limite compatibile con la vita del neonato, ad esempio negli USA e in Canada si parla di morti fetali a partire da venti settimane di età gestazionale.
La legge Italiana, ad oggi, specifica come segue: “Il nato morto è definito come il feto partorito senza segni di vita dopo il centottantesimo giorno di amenorrea (maggiore di venticinque più cinque settimane gestazionali)” (Istituto Superiore di Sanità,2016). Al termine di questi dati impattanti, diviene necessario specificare che, il decesso perinatale implica il lutto: dal latino “lugere”, si intende piangere, soffrire per una persona a noi cara, ma, oltre al pianto, il lutto coinvolge un insieme eterogeneo di reazioni che la persona vive sia a livello fisico che mentale. È di fondamentale importanza specificare che il lutto perinatale è profondamente soggettivo ma, in linea di massima, le reazioni principali che determina sono:
- Paura;
- Rabbia;
- Tristezza;
- Vergogna (Ravaldi C.,2015).
Come emerge da un articolo di Claudia Ravaldi (2015), pubblicato sulla pagina web dell’associazione CiaoLapo, “Cosa è il lutto perinatale”, i fattori che ostacolano l’elaborazione del lutto dal punto di vista fisiologico sono:
- La fretta nel superare il lutto;
- Non sapersi prendere cura di sé;
- L’assenza di un sostegno;
- La presenza ravvicinata di numerosi eventi traumatici;
- Una gravidanza precoce subito dopo il lutto.
Claudia Ravaldi conferma che i fattori elencati hanno influito sulle complicanze descritte negli anni da numerose
madri e inoltre afferma che: “Fra le complicanze i disturbi dell’umore sono presenti nel 70% delle donne lasciate
senza sostegno dopo un lutto perinatale, ma i sintomi di ansia e depressione sono presenti nel 30% di quelle donne che hanno ricevuto una qualche forma di sostegno”.
Dai dati riportati precedentemente, risulta quindi fondamentale fornire un sostegno alle donne che affrontano un lutto perinatale, tale sostegno può essere fornito dalla figura infermieristica che risulta avere una funzione cruciale
per le madri, ponendo particolare attenzione alla gestione del latte materno, poiché queste madri fisiologicamente
vanno incontro alla montata lattea, più frequentemente se la morte è avvenuta dalla ventesima settimana gestazionale in poi (Ravaldi C.,2019) (Joanna C.M et al.,2017). Per parlare di gestione del latte materno, diviene di
fondamentale importanza andare ad illustrare alcune informazioni di base riguardanti il latte umano.
Il latte materno viene definito “specie specifico” e contiene tutti gli anticorpi e nutrienti necessari per andare a contrastare la maggior parte delle malattie presenti nell’età dell’infanzia. Andando ad approfondire la composizione del latte materno, esso non presenta sempre la medesima composizione, ma questa varia nel corso del tempo e in virtù di questo processo, a seconda del momento in cui avviene il decesso perinatale la madre si troverà in una fase della lattazione diversa e quindi anche la sua gestione potrà essere differente (SIPPS,2019).
Da quest’ultima affermazione, si può dedurre che, diviene importante un accompagnamento particolare inerente a tale aspetto, perché quella della produzione di latte in assenza di un neonato da nutrire è sicuramente una problematica che impatta sia sulla salute fisica della donna che, soprattutto, sulla salute psichica, che già risulta essere compromessa dal lutto del proprio neonato.
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