Bottega: “Valorizziamo gli infermieri per ridurre gli accessi impropri in Pronto Soccorso”

L’AGENAS, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha discusso con istituzioni ed esperti la situazione dei pronto soccorso in Italia durante l’evento “Accessi in Pronto soccorso e implementazione Dm 77/2022 per una migliore presa in carico dei pazienti”.

Dai numeri resi pubblici nel report si evince come oltre 1 accesso in pronto soccorso su 5 sia improprio e potrebbe essere gestito sul territorio se lo stesso venisse adeguatamente potenziato. Nello specifico, rispetto agli accessi totali i ricoveri rappresentano solo il 12% (il 2% tra i codici bianchi e il 5% tra i codici verdi).

Circa 4 milioni di accessi ai PS si possono ritenere impropri, ossia il 22% del totale. Si tratta di ingressi in codice bianco e verde alla visita medica, con l’esclusione dei traumi, giunti in area emergenza in modo autonomo o inviati dal medico di famiglia nei giorni feriali e festivi e in orari diurni, con dimissione al domicilio o verso strutture ambulatoriali.

Da questi dati si denota quante risorse vengano “sprecate” e vadano a gravare su un sistema sanitario nazionale già in affanno da anni. Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato infermieristico Nursind, ha affermato che potrebbe esserci una riduzione degli accessi impropri se il Governo, finalmente, riuscisse a valorizzare la figura degli infermieri.

In una nota, infatti, si legge: “I numeri sugli accessi impropri ai pronto soccorso, oltre a dirci che la strada del potenziamento dell’assistenza territoriale, imboccata con il Pnrr, sia quella giusta, sono anche un’ulteriore conferma di quanto noi sosteniamo da tempo e cioè che valorizzare le professioni sanitarie non mediche, in particolare quella dell’infermiere, può dare risposta al bisogno di cure dei cittadini.

Guardiamo ad esempio ai malati cronici. Questi pazienti potrebbero prevenire ricadute ed evitare di fare ritorno nei ps proprio attraverso la presa in carico da parte dell’infermiere di famiglia nelle Case di comunità. Ma anche promuovere l’attività diretta degli infermieri in ambulatori ad hoc, una volta riconosciute a questa professione competenze avanzate, può rivelarsi il vero punto di svolta, riuscendo a incidere sia su quel 22% di accessi impropri ai Ps, e quindi riducendo i tempi d’attesa, e sia sul fenomeno odioso delle aggressioni che nella maggior parte dei casi è l’effetto diretto, seppure sbagliato, di una mancata risposta alla domanda di cura”.