Il fatto risale al 2019: un infermiere in servizio in Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi di Orbassano assegna un codice verde ad un utente presentatosi per un dolore a livello inguinale e, dopo diverse ore, lo stesso muore nonostante le manovre rianimatorie messe prontamente in atto dal personale sanitario.
L’utente aveva manifestato un dolore inguinale e aveva una storia di ernie inguinali per le quali era seguito proprio presso l’Ospedale. Era seguito anche alle Molinette di Torino per un’aneurisma dell’aorta addominale. L’uomo era stato più volte rivalutato prima della visita medica per poi essere visitato dal medico di PS e in dimissione con la diagnosi di algia inguinale.
Da li a poco l’uomo viene colpito da un malore la cui causa verrà attribuita alla rottura dell’aneurisma dell’aorta e, nonostante tutti i tentativi rianimatori, viene dichiarato il decesso intorno alle 22. I familiari allora decidono di denunciare il personale sanitario che aveva seguito l’uomo, dall’ingresso fino al decesso.
In primo grado l’infermiere del triage fu condannato a 8 mesi di reclusione per aver sottostimato la gravità della sintomatologia del paziente, assegnandogli un codice di priorità più basso rispetto a quello che realmente avrebbe dovuto assegnargli. Il medico e l’infermiere che avevano successivamente visitato il paziente erano stati dichiarati non colpevoli.
Nella sentenza di appello di ieri l’avvocata dell’infermiere, Carola Matta, ha sostenuto che la rottura dell’aneurisma dell’aorta non poteva in alcun modo essere collegata al codice dato al triage al momento dell’ingresso in pronto soccorso. Era un evento imprevedibile. E, per questi motivi, l’infermiere è stato assolto in quanto il fatto non sussiste. Le motivazioni della sentenza verranno depositate il 31 Luglio.