La figura dell’infermiere sta assumendo, negli ultimi anni, un ruolo di crescente importanza all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, a discapito, purtroppo, delle condizioni di lavoro e dello stipendio percepito.
Basti pensare all’importanza dell’IFoC, ossia l’infermiere di famiglia o comunità, diventata una figura professionale di spicco per la sanità territoriale e che sta prendendo sempre più piede in Italia, dopo una fase iniziale di grande successo in alcune regioni.
La FNOPI, a proposito di sanità territoriale, in un comunicato stampa ha analizzato e spiegato l’importanza dell’infermiere nella tutela della salute nelle zone montane, definendone il ruolo come essenziale.
“Il territorio montano in Italia comprende 3524 comuni totalmente montani e 652 parzialmente montani, superando di oltre il 50% il numero totale di comuni italiani. Lo sviluppo dei territori montani costituisce un vincolo costituzionale e rappresenta un obiettivo strategico di interesse nazionale ai fini della tutela della tutela dell’ambiente, delle risorse naturali, del paesaggio e della salute.
E in questo quadro, la tutela della salute “rappresenta una sfida decisiva – ha detto Pietro Giurdanella, Consigliere nazionale della FNOPI e presidente dell’ordine degli infermieri di Bologna all’audizione in Commissione Affari Costituzionali del Senato sul disegno di legge “Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane” (firmataria la senatrice Mariastella Gelmini) – e richiede lo sviluppo di una governance adeguata alle specificità̀ delle diverse aree montane e interne e deve essere basata sul nuovo paradigma assistenziale alla base della Missione 6 Salute del PNRR, nel quale la casa diviene primo luogo di cura.
Soprattutto rispetto alle persone anziane che popolano questi territori, per i quali, come ha spiegato Giurdanella, l’infermiere di famiglia e comunità rappresenta un “nodo strategico per la gestione proattiva della salute delle persone anziane e per la presa in carico della cronicità, attivando e coordinando la rete multidisciplinare e multiprofessionale e alimentando i processi di costruzione della comunità, in una logica di prossimità, sfruttando le grandi potenzialità della transizione digitale prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
L’ISTAT, come ha illustrato Giurdanella, nel Rapporto annuale 2023, evidenzia il proseguimento del processo di invecchiamento della popolazione, facendo salire l’età media da 45,7 anni a 46,4 anni tra l’inizio del 2020 all’inizio del 2023. La popolazione ultrasessantacinquenne ammonta a 14,177 milioni di individui (24,1% della popolazione totale). Le persone ultraottantenni sono oltre 4 milioni 529mila.
Il numero stimato di ultracentenari raggiunge il suo più alto livello storico, sfiorando la soglia delle 22 mila unità. Risultano al contrario in diminuzione tanto gli individui in età attiva, quanto i più giovani: i 15-64enni scendono a 37 milioni, mentre i ragazzi fino a 14 anni sono 7 milioni. A ciò si aggiunge la progressiva riduzione della dimensione familiare, con un aumento delle famiglie unipersonali e una contrazione di quelle numerose.
L’ampiezza familiare media è attualmente di 2,3 componenti a fronte dei 2,6 componenti che costituivano la famiglia appena vent’anni fa, e le famiglie unipersonali, che oggi rappresentano un terzo del totale delle famiglie, sono cresciute di quasi 10 punti rispetto al periodo 2001-2002.
In questo quadro la FNOPI ritiene ineludibile il potenziamento di politiche per aumentare l’attrattività delle professioni infermieristiche nei comuni montani prevedendo il finanziamento di specifici emolumenti di natura accessoria e variabile da corrispondere in ragione dell’effettiva presenza in servizio, nell’ambito dei contratti collettivi nazionali del lavoro e benefici in termini di credito di imposta per gli infermieri per la locazione o l’acquisto di immobili connessi al trasferimento in un territorio di montagna”.