Il DDL Autonomia Differenziata potrebbe aggravare ulteriormente le disparità Nord-Sud

La Camera dei Deputati nella giornata di ieri, 19 Giugno 2024, ha approvato il Disegno di Legge denominato “Autonomia Differenziata”.

Il DDL si compone di ben 11 articoli e definisce i principi generali e le procedure delle intese tra stato e regioni per l’attribuzione, o le revoche, di ulteriori forme di autonomia. Il sindacato infermieristico Nursing Up, in un comunicato stampa, si è detto molto preoccupato per quello quello che potrebbe accadere in un futuro vicino, con 21 sistemi sanitari regionali differenti l’uno dall’altro.

“In un frangente così delicato e complesso per il nostro Sistema Salute, dove la qualità e l’efficienza delle prestazioni sanitarie offerte ai cittadini rappresenta una priorità da risolvere e che non possiamo più permetterci di procrastinare, è evidente che riusciamo a malapena a “mantenerci a galla” nelle acque agitate delle incertezze, delle esigue risorse di un contratto che non è ancora decollato e della mancata valorizzazione di quei professionisti sanitari da cui, gioco forza, dipende e dipenderà sempre di più il presente e il futuro della gestione delle cure della collettività.

A poche ore dall’approvazione, da parte del Governo, del DDL sull’Autonomia Differenziata, non possiamo non esprimere legittima preoccupazione per i contraccolpi che il nostro SSN potrebbe subire, alla luce di un Paese che è già nettamente spaccato in due, con una sanità che presenta profondi squilibri e disparità enormi tra Nord e Sud, e soprattutto con una “anomala geografia sanitaria” che, lo raccontiamo e lo denunciamo da anni, è composta pericolosamente da 21 regioni con sistemi sanitari differenti.

Riteniamo di dover esser franchi e onesti nell’esprimere le nostre perplessità sul nuovo Disegno di Legge ma, nello stesso tempo vogliamo augurarci che il Governo compia finalmente scelte lungimiranti. I rischi sono evidenti. Con l’autonomia differenziata le Regioni più forti potranno trattenere il gettito fiscale, che non verrebbe più redistribuito su base nazionale, impoverendo ulteriormente il Mezzogiorno.

Le maggiori autonomie già richieste ad esempio da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto ne potenzieranno le performance sanitarie, indebolendo ulteriormente quelle delle Regioni del Sud, incluse quelle a statuto speciale.

Il percorso da seguire da parte dell’Esecutivo è rafforzare finalmente il suo “potere centrale” in termini di politica sanitaria efficiente, costruita, si spera finalmente, su azioni concrete, con la possibilità di intervenire per colmare, laddove occorre, il gap delle disuguaglianze, attraverso un potenziamento del Ministero della Salute, in modo tale da poter intervenire su quelle Regioni o su quei territori che presentino gravi sperequazioni in termini di tutela della Salute nei confronti dei loro cittadini“, conclude De Palma.