In un periodo storico in cui l’infermieristica fa molta fatica in Italia a causa della carenza di personale, le azioni messe in atto dalle istituzioni per rendere la professione più attrattiva sembrano uno specchio per le allodole.
Nei mesi scorsi si è parlato diverse volte di “vocazione” (come se poi le spese quotidiane possa pagarcele la vocazione stessa), l’infermiere di famiglia e comunità presentato alle sagre e quant’altro. Ciò non fa altro che allontanare i giovani dalla professione infermieristica e i laureati dall’Italia.
In una recente lettera della Diocesi di Rieti, indirizzata a medici e infermieri, il termine vocazione viene ripreso nuovamente ed utilizzato fuori contesto. Ed è proprio in questa lettera aperta che si legge: “Ai medici, infermieri, personale sanitario e volontari delle Associazioni che si interessano della sanità .
Con grande emozione e profonda gratitudine vi invito a questa celebrazione di ringraziamento del giugno antoniano. Sarete riuniti non solo come professionisti della salute, ma come angeli custodi che ogni giorni vegliano sulla vita e sul benessere della nostra comunità e sulle nostre vite.
Il vostro impegno quotidiano, spesso nascosto nelle pieghe della routine ospedaliera e delle emergenze, è un faro di speranza per chi soffre. Avete donato e donate tempo, energia, competenza e professionalità , ma soprattutto umanità e calore a chi ne ha più bisogno. Per tutto questo, vi dico grazie a nome della Pastorale per la Salute della Diocesi di Rieti e della popolazione che con tanto amore servite.
Non posso, però, fare a meno di sottolineare una questione cruciale: il rapporto umano e la fiducia con il malato. In un’epoca in cui la tecnologia e le procedure spesso sembrano prendere il sopravvento , è fondamentale recuperare e valorizzare l’aspetto umano della cura. Ogni paziente non è solo un caso clinico, ma una persona con emozioni, speranze e paure.
Voi, più di chiunque altro, avete il potere di fare la differenza non solo con le vostre competenze tecniche, ma anche con la vostra empatia e comprensione. Purtroppo, siamo ben consapevoli delle sfide che affrontate. La carenza di medici e infermieri è un problema grave che pesa su tutto il sistema sanitario nazionale, aumentando la pressione su di voi e riducendo il tempo che potete dedicare a ciascun paziente. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento urgente e deciso da parte delle autorità competenti.
Il mio compito, come direttore diocesano per la Pastorale della Salute, è quello di offrirvi fiducia e conforto, ricordandovi che non siete soli nel vostro lavoro. La Chiesa di Rieti tutta, a partire dal nostro Vescovo e Pastore Mons. Vito Piccinonna, è al vostro fianco, pronta a fare la sua parte per quanto possibile e compete.
Siamo determinati a collaborare con voi e con le istituzioni per garantire un accesso equo e tempestivo alle cure per tutti, affinché tutti ricevano prontamente l’assistenza medico sanitaria di cui hanno bisogno.
La politica deve fare la sua parte, supportandoci nel nostro impegno quotidiano per migliorare il sistema sanitario. Dobbiamo lavorare insieme per costruire una rete di solidarietà e sostegno, in cui ogni persona possa sentirsi accolta e curata con dignità .
Grazie, ancora, per il vostro preziosissimo aiuto. Siete il cuore pulsante della nostra comunità ! Il vostro lavoro non passa inosservato e la vostra dedizione è profondamente apprezzata. Che Dio vi benedica e vi dia la forza di proseguire nel vostro straordinario cammino di servizio e amore.
Con sincera gratitudine,
Dicono Nazzareno Iacopini
Direttore diocesano della Pastorale per la Salute Chiesta di Rieti”.