Il Presidente dell’OPI di Varese, Aurelio Filippini, ha recentemente rilasciato un’intervista al quotidiano online “Varese news” in cui fa il punto della situazione relativa alla carenza e alla fuga di infermieri verso la Svizzera.
E, come potevamo aspettarci, la situazione è del tutto fuorché rosea.
“Lo scorso anno, il personale del comparto della Sette Laghi aveva accumulato straordinari per 11.000 ore. Non abbiamo il dato aggiornato, ma ritengo molto probabile che possa solo essere peggiorato. Ora, con un grande sforzo si è arrivati a un’organizzazione estiva che permette di non chiudere molti posti letto, pur garantendo le tre settimane di ferie a ciascun dipendente. È probabile che il lavoro di chi rimane sarà più gravoso. I nostri pronto soccorso sono sempre in grande affanno”.
Filippini ha anche affermato che le richieste che hanno presentato da un anno a questa parte non sono state per nulla prese in considerazione dalle istituzioni. Tra queste: “Parliamo di detassare parte della retribuzione, agevolazioni sui trasporti, proposte di welfare che vadano incontro a una qualità di vita singola o famigliare. C’è poi la vasta area della formazione: gli studenti stanno nelle corsie, sono lì per imparare e, intanto, danno una grande mano all’organizzazione: perchè non riconoscerlo con un incentivo? I master delle professioni infermieristiche sono tutti a pagamento. Il sistema vuole gli infermieri di famiglia ma la preparazione per quel ruolo è a totale spesa del professionista. Poi non ci sono ancora carriere professionali definite con una remunerazione che valorizzi impegno e capacità.
Quello che demoralizza, però, è sentire delle grandi “pacche sulle spalle”, parole usate, anche dallo stesso assessore Bertolaso, di convinta solidarietà ma che non si trasformano in alcun beneficio per la categoria”.