ADI, FNOPI: “Importante fare scelte coraggiose”

La settimana scorsa è stato pubblicato un’importante indagine relativamente all’assistenza domiciliare integrata e alla figura dell’infermiere di famiglia e comunità in cui il 92% dei pazienti intervistati si riteneva pienamente soddisfatto dei servizi ricevuti a domicilio.

Ed è proprio l’ADI e il suo sviluppo al centro dell’Indagine 2024 di Italia Longeva presentata il 16 luglio al Ministero della Salute, nel corso della nona edizione degli Stati Generali dell’assistenza a lungo termine – Long-Term Care NINE.

La FNOPI ha partecipato all’evento e ha dichiarato, attraverso le parole del consigliere Maurizio Zega: “In quella sede, è emerso ancora una volta quanto sia forte oggi il bisogno di assistenza domiciliare. Dai dati diffusi da Italia Longeva si nota un “aumento del carico di cronicità, disabilità e non autosufficienza che amplifica i bisogni di salute, in un contesto di assottigliamento delle reti familiari. Nei prossimi 20 anni si stima saranno all’incirca 6 milioni gli over-65 soli e a rischio di isolamento. Oggi il 64% delle persone con demenza, tra le prime cause di perdita di autonomia negli anziani, non viene preso in carico in una struttura sociosanitaria, con un onere fortissimo per milioni di famiglie. Va poi considerato che laddove c’è meno assistenza domiciliare aumentano gli accessi al Pronto Soccorso e i ricoveri inappropriati e, dunque, la spesa a carico del servizio sanitario”.

In questo contesto bene si inserisce lo studio AIDOMUS-IT condotto dal CERSI, Centro di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo dell’infermieristica, che ha raccolto ed elaborato i dati su mandato della FNOPI.

“Lo studio AIDOMUS-IT ha fornito una descrizione dello stato dell’assistenza domiciliare in Italia, coinvolgendo tutti gli stakeholders interessati. L’indagine ha restituito l’immagine di pazienti soddisfatti dei servizi ricevuti e di infermieri che mostrano una maggiore attrattività del setting domiciliare specifico. L’analisi dei costi e del valore delle prestazioni hanno poi evidenziato un sostanziale risparmio economico, se la gestione delle cure territoriali rimane a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Quindi è auspicabile l’implementazione di modelli che prevedano il coinvolgimento di infermieri con formazione specifica nelle cure territoriali.

Complessivamente diventa necessario provvedere alla stesura di un nomenclatore delle prestazioni infermieristiche, anche ai fini della definizione e quantificazione delle stesse all’interno dei LEA, ricomprese in una branca assistenziale specifica. E occorre implementare modelli organizzativi che valorizzino le competenze già in essere, ampliandole, nell’ottica di una reale leadership di presa in carico, che continui a garantire la sostenibilità di un sistema pubblico. Perché anche in periodi di crisi è importante fare scelte coraggiose, come fu fatto per la nascita del Servizio Sanitario Nazionale. Era il 1978, pochi anni dopo le politiche di austerity”.