Il presidente dell’OPI di Forlì-Cesena, Marco Senni, ha rilasciato una lunga intervista sul tema della carenza cronica di infermieri in Italia e di quelli che potrebbero essere gli interventi da attuare sia in un futuro immediato che in un futuro prossimo, per evitare che l’Italia si trovi senza professionisti.
Nell’intervista pubblicata dal quotidiano online “Corriere Romagna” si legge: “È tema alquanto rilevante perché in Italia la carenza è di 65mila unità. Considerando che nei prossimi 10 anni usciranno dalla professione per raggiunti limiti età circa un quarto dei professionisti e considerandole le persone che entrano nel mondo universitario, noi non copriremo le uscite dei pensionamenti con i ragazzi che oggi decidono iscriversi all’Università.
Abbiamo 6,4 infermieri per mille abitanti contro la media europea di 9,5. Si parla tantissimo della carenza dei medici ma in realtà c’è un problema di mancanza di personale di altre professioni sanitarie di cui non si dibatte con la stessa enfasi. L’infermiere è la sentinella della salute del paziente. Dove non ci sono infermieri si hanno più infezioni, più lesioni da decubito, più embolie polmonari, più morti. Sono dati scientifici dimostrati: se mancano infermieri il rischio di morte aumenta così come quello di infezione.
Prima di tutto bisogna ricorrere ad azioni concrete per rendere la professione attrattiva. Dobbiamo uscire un po’ dal retaggio culturale rispetto al quale l’infermiere ha una formazione obsoleta, non è così. Oggi la formazione avviene in contesti universitari e nel nostro quotidiano agiamo con competenze avanzate.
Una buona percentuale, circa il 30% del lavoro che oggi fanno gli infermieri, potrebbe essere fatto da altre figure professionali come, ad esempio, gli amministrativi che potrebbero seguire le attività correlate al paziente che non sono di assistenza. La Federazione sta lavorando ad una proposta che va in questo senso tenendo in capo agli infermieri la responsabilità della formazione. Credo che possa dare una mano e ridurre parte del problema.
Noi come Ordine abbiamo fatto campagne di sensibilizzazione negli istituti superiori rilanciando un po’ la bellezza di fare l’infermiere. Lavorare in emergenza, all’interno del 118, attrae moltissimo i giovani ma ci si può spendere in tanti contesti: basti pensare all’infermiere di assistenza domiciliare, a quello di famiglia e di comunità. Oggi anche il territorio è molto attrattivo quindi fare campagne che vadano in quella direzione può aiutare”.