OSS tra i lavori usuranti, il si dalla Camera. E gli infermieri?

Nella giornata di ieri la Camera ha approvato un ordine del giorno a firma del deputato valdostano Manes che riguarda gli OSS e che mira ad inserire tale professione tra i lavori usuranti.

In una nota del parlamentare si legge: “si trovano ad operare in contesti difficili, sempre a contatto con persone molto fragili e con oggettive difficoltà gestionali, organizzative, logistiche e fisiche“.

Quello che ci chiediamo noi è, però: “gli infermieri“? Sono anni che se ne parla e che dovrebbero essere inserita tra i lavori usuranti. Dopo tantissime richieste da parte della FNOPI, delle istituzioni e di diversi senatori tra cui Barbara Guidolin, ancora non si è arrivati a questo importante passo per la professione infermieristica.

Di questa situazione ne ha parlato anche il Nursing Up in un comunicato stampa: “A ben guardare quanto sta accadendo nella nostra realtà sanitaria, in questo momento storico, dobbiamo prendere atto di sentirci, noi infermieri, come gli abitanti di un micro mondo letteralmente alla rovescia, costretti a camminare a testa in giù, e dove, ogni giorno, assistiamo, desolatamente, ad avvenimenti che sono esattamente il contrario di ciò che dovrebbero essere. 

Fino a quando i paradossi dovranno caratterizzare il nostro vissuto quotidiano? Abbiamo il dovere di chiedercelo!

La battaglia per il riconoscimento della professione infermieristica come usurante, accanto a quella delle ostetriche, rappresenta di certo una delle sfide più importanti e delicate che hanno caratterizzato gli ultimi anni di attività di sindacati come il nostro e, ad oggi, il raggiungimento di tale obiettivo, avvalorato sempre più da report autorevoli, ma incredibilmente “osteggiato” dall’indifferenza dei Governi che si sono succeduti, rappresenta, per noi, una sfida ancora da vincere, in nome della tutela dei diritti dei professionisti dell’assistenza, ed in merito alla quale non intendiamo arretrare di un millimetro.

Mentre non abbiamo mai smesso di sostenere la nostra lotta, ecco arrivare proposte, da parte della politica, che ci lasciano letteralmente attoniti e che, è davvero il caso di dirlo, ci “fanno cadere le braccia”.

Lo scorso martedì 23 luglio, infatti, la Camera dei Deputati ha approvato l’Ordine del Giorno del Deputato valdostano Franco Manes, che nell’ambito delle “disposizioni urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie”, ha proposto di riconoscere, incredibile ma vero, “solo” gli Operatori Socio Sanitari tra le professioni usuranti, ottenendo, quindi, l’approvazione della sua proposta , con il placet del Governo, sostenendo che gli OSS  “si trovano oggi ad operare sempre più in contesti difficili, a contatto con persone molto fragili e con oggettive difficoltà gestionali, organizzative, logistiche e fisiche, sottoposti a stress e carichi psico-fisici diretti e indiretti”.

Siamo basiti!

Senza nulla togliere al valore delle legittime battaglie degli Operatori Socio Sanitari e ai riconoscimenti che meritano di ottenere, esistono, di fatto, delle considerazioni che il nostro Parlamento non può affatto permettersi di evitare. 

Non si può cancellare la storia e non si può dimenticare il fatto che gli OSS rappresentano una categoria molto più giovane rispetto agli infermieri e alle ostetriche. Il carico di responsabilità che ci portiamo dietro, da sempre, e che caratterizza le citate professioni sanitarie, contraddistinte da un assetto di competenze e funzioni ben differenti e di maggiore impatto psicofisico rispetto a quello di altri operatori sanitari, meriterebbero quella considerazione che per noi è evidente, ma che, nel nostro caso, la politica sembra davvero aver accantonato.

Avremmo allora gradito, da parte del Deputato Manes, una proposta di ordine del giorno inclusiva degli infermieri e delle ostetriche, comprendendo naturalmente anche gli OSS. 

A raccontarci quanto accade ogni giorno nelle corsie degli ospedali, sono i fatti. 

Già prima della pandemia, a certificare la complessità del lavoro svolto dall’infermiere, con il suo carico di lavoro usurante, ci ha pensato una ricerca del Cergas Bocconi, evidenziando come l’11,8% degli organici di Asl e ospedali, e tra questi il 16% circa degli infermieri in servizio, presentava già nel 2019 inidoneità fisiche che ne limitavano la funzione svolta. 

E di questi il 7,8% presentava già all’epoca inidoneità parziali permanenti.

Lo sappiamo bene che con la Pandemia la situazione, per gli infermieri e le ostetriche, in relazione ai carichi di lavoro e alle responsabilità, ha subito una evoluzione negativa che è sotto gli occhi di tutti.

La qualità, la tipologia, le peculiarità dell’impegno professionale infermieristico ed ostetrico, e il carattere stressante dell’attività svolta, pongono sicuramente tali attività non solo tra i lavori cosiddetti “gravosi”, ma decisamente tra quelli “usuranti”. 

Durante la pandemia, ma questo avviene anche al di fuori del periodo pandemico, per far fronte alle carenze di personale, agli infermieri sono state richieste precise competenze per rispondere alle esigenze delle terapie intensive, senza dimenticare l’assistenza ai malati Covid sul territorio e quella dei malati non Covid.

La fine della pandemia, con l’aggravarsi della carenza di personale, ha acuito ancor di più il peso che gli infermieri portano sulle spalle, rendendolo di fatto insostenibile, ed ha portato ad un aumento esponenziale dei carichi di lavoro, con incremento di patologie come la sindrome di burnout. Si pensi che, solo durante il COVID-19, queste sintomatologie hanno colpito tra il 30 e il 50% degli infermieri, e a fine pandemia hanno lasciato tracce indelebili.

E’ universalmente riconosciuto che, ad oggi, quella infermieristica è la professione con il più elevato rischio di contrarre il burnout, e i numeri dicono che in Italia ne soffrono ben 6 infermieri su 10. Numeri importanti valgono anche per le ostetriche.

La qualità della vita di  infermieri ed ostetriche italiani è alle prese con un crollo drammatico. Sono proprio questi operatori che maggiormente subiscono infortuni che evolvono verso malattie professionali.

Si pensi che l’aumento esponenziale di patologie legate alle particolari condizioni della propria attività lavorativa, vede oggi gli infermieri e le ostetriche superare i medici, con il 75% dei professionisti dell’assistenza che dichiara di soffrire di almeno un disturbo psico-fisico, con le patologie osseo scheletriche al primo posto. 

Ci chiediamo, allora: cosa altro serve al nostro Parlamento, ed al Governo, per decidere di riconoscere, finalmente, come usurante, le professioni infermieristiche e quella di ostetrica?”, chiosa De Palma.