Il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, in un comunicato stampa ha analizzato i recenti casi degli OPI di Catania, Caserta e Catanzaro, in merito alle tornate elettorali e agli eventuali brogli, evitati grazie all’intervento della giustizia amministrativa.
Nel comunicato si legge: “Stratagemmi e opacità. Quanto sta accadendo in occasione della nuova tornata elettorale per il rinnovo dei componenti del Consiglio direttivo, delle Commissioni di albo e del Collegio dei Revisori dei Conti degli Opi, gli Ordini professionali degli infermieri, impone alcune riflessioni. A salvaguardia di una istituzione, quella ordinistica, che soprattutto nelle sue diramazioni territoriali gli iscritti devono poter continuare a considerare esempio di trasparenza e correttezza.
I recenti casi di Catania, Caserta e Catanzaro, con l’intervento della giustizia amministrativa (il Tar), giusto per fare qualche esempio, rappresentano invece un vulnus serio di democraticità. Scricchiolii pesanti che rischiano di minare l’intera impalcatura. Se gli Opi, infatti, perdessero la fiducia degli infermieri, e quindi dei propri iscritti, diverrebbero una scatola vuota. Chi andrebbero a rappresentare e soprattutto con quale forza negoziale?
Ma il problema della democraticità degli organi di rappresentanza non riguarda solo gli Ordini. È recente il caso delle elezioni dell’ente di previdenza degli infermieri Enpapi – oggetto anche di una audizione da parte della Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori il 18 luglio 2024 – il cui presidente aveva escluso la lista “Movimento per Enpapi” ed erano state segnalate diverse irregolarità nell’indizione delle elezioni.
Un altro esempio, sempre di quest’anno, riguarda il rinnovo dell’assemblea dei delegati del Fondo Perseo-Sirio (il nostro fondo di previdenza complementare) il cui regolamento elettorale rende di fatto impossibile raccogliere le firme per presentare una lista alternativa a quella delle organizzazioni sindacali stipulanti l’accordo. Il motivo? È semplice: per la sottoscrizione della lista viene richiesto un dato strettamente personale che è anche la chiave per recuperare le credenziali d’accesso all’area riservata. Di qui la mia personale richiesta d’intervento alla Covip.
Ma torniamo al nodo degli Opi sul quale è mia intenzione portare avanti una battaglia di trasparenza.
Un sindacato come il nostro che rappresenta gli infermieri non può voltarsi dall’altra parte, ma deve responsabilmente mettere in evidenza la deriva in corso degli organi di rappresentanza. Le difficoltà sono innanzitutto regolamentari, in ragione del potere eccessivo nelle mani degli attuali presidenti degli Ordini.
Con le regole di voto in vigore, infatti, possono – se vogliono – rendere la vita difficile a chi tra gli iscritti volesse candidarsi. Basti pensare che spetta a loro – e solo a loro – il compito di autenticare le firme. Può succedere, dunque, come è accaduto a Catania, che facciano di tutto per ostacolare singole candidature o intere liste. Una riserva di potere che, è del tutto evidente, mina alle fondamenta la democrazia interna agli Ordini perché ostacola la possibilità dell’alternanza, impedendo agli elettori (e quindi all’assemblea degli iscritti a quel determinato Ordine) di pronunciarsi e scegliere.
Con l’allegra interpretazione dei regolamenti di voto attuali da parte dei presidenti e degli organi superiori, insomma, si impedisce a monte di potere presentare la propria candidatura e sottoporsi al giudizio dell’assemblea degli iscritti. E questo è molto grave.
Ma lo è altrettanto il fatto che gli organi di controllo non controllino. Nel caso degli Opi il riferimento è innanzitutto alla Cceps, la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie in capo al ministero della Salute, ma anche allo stesso Ministero di Lungotevere Ripa e alla Fnopi che spesso si limitano a chiedere spiegazioni. Col risultato di temporeggiare, anziché intervenire e, se necessario, commissariare. Come, del resto, si verifica con Covip e ministero del Lavoro per i casi degli enti pensione.
Un mal comune mezzo gaudio che però non è affatto consolatorio. Stiamo parlando degli ordini professionali, infatti, e del rischio concreto che più queste situazioni si trascinano, più i meccanismi già oliati si incancreniscono e più la disaffezione dei cittadini cresce. Ecco perché ritengo urgente rivolgermi alle istituzioni: solo il legislatore può intervenire e ristabilire un buon funzionamento delle elezioni ordinistiche, da cui discende poi un buon funzionamento degli enti pubblici stessi, che ci guadagnerebbero in termini di autorevolezza e trasparenza”.