Pronto Soccorso ormai presi d’assalto con medici e infermieri che decidono di trasferirsi in altre Unità Operative, ormai stremati dalle continue aggressioni e dai carichi di lavoro sempre più elevati.
In queste ultime ore sono diverse le aggressioni al personale sanitario del sistema emergenza urgenza e del Pronto Soccorso, tant’è che (finalmente, ndr) anche i notiziari ne parlano apertamente in TV e le Istituzioni stanno cercando soluzioni valide per contrastare efficacemente questo fenomeno.
In una nota del Nursing Up viene analizzata proprio la situazione aggressioni relativamente a tre regioni, prese letteralmente d’assalto dalla violenza verbale e fisica. “Chiamatele pure le notti di terrore dei professionisti sanitari. No, non è il titolo di un film, è la drammatica realtà dei nostri ospedali. Infermieri e medici stanno rischiando la vita.
Di ora in ora, la situazione si fa sempre più pesante. Chiediamo con urgenza che il Viminale apra un dossier ,per conoscere la situazione reale dei presidi fissi delle forze dell’ordine, città per città, regione per regione. Vogliamo i dati chiari relativi alla presenza degli agenti e soprattutto vogliamo conoscere le reali fasce orarie di copertura di questi servizi.
E’ necessaria, appare chiaro, una riorganizzazione del piano “sicurezza ospedali” del Viminale, come quella avvenuta nel 2023, ed avviata dal Ministro Piantedosi, che tuttavia , alla luce di quanto sta accadendo in tutto il Paese, appare oggi palesemente insufficiente.
Fino a quando non sarà garantito almeno un agente h24 nei grandi ospedali delle città capoluogo, servirà davvero l’esercito come abbiamo chiesto da tempo. Ma con presenze fisse di questi ultimi, perché le ronde non servono a nessuno, così come possono fare ben poco le vigilanze private.
Le aziende sanitarie si ricordino che, in quanto datori di lavoro, sono responsabili, per legge, dell’incolumità dei nostri professionisti e se questa emergenza dovesse perdurare e addirittura aggravarsi nell’inerzia di Regioni e Governo, inviteremo i nostri iscritti ad agire per via legale, se necessario anche chiamando le aziende sanitarie alle loro responsabilità , potendo contare sul nostro pieno appoggio. Gli arresti in flagranza di reato, e quelli entro le 48 ore proposti dal Ministro Schillaci, sono senza alcun dubbio un passo in avanti, ma non arginano sul nascere le violenze.
Cinque aggressioni tra giovedì e domenica: Pescara, Bolzano, Mondragone in provincia di Caserta, e ben due casi a Genova. L’escalation di violenze si fa sempre più drammatica, ora dopo ora, giorno dopo giorno.
Non è una esagerazione, nei grandi pronto soccorsi italiani, in particolare nel cuore della notte, tra facinorosi, tossicodipendenti, esagitati e soggetti poco raccomandabili, per gli infermieri e i medici, in particolare per le nostre donne della sanità, le più esposte in questo “delicatissimo momento storico”, si lavora davvero a rischio della propria vita.
Tranne in casi rarissimi, non esiste alcuna copertura di forze dell’ordine da mezzanotte alle 7 del mattino, e i fine settimana, in tantissimi ospedali dei capoluoghi di regione, quelli con maggiore bacino di utenza, quelli con surplus di pazienti, con le equipe sanitarie alle prese con organici ridotti all’osso, risultano scoperti anche i turni diurni.
I prefetti si difendono sostenendo che manca all’appello personale, che non ci sono abbastanza agenti.
Rimane il fatto che senza controlli, e con le volanti che arrivano solo dai vicini commissariati, allertati a fatti avvenuti, ci può davvero “scappare la tragedia”.
E in questo clima così avvelenato, ci sono realtà dove, alle aggressioni che avvengono, da sempre, da parte di soggetti poco raccomandabili, soprattutto con “i favori del buio”, si è aggiunta l’esasperazione di quelli che dovrebbero essere “i normali cittadini”, molti dei quali, lo dimostrano i fatti, hanno perso letteralmente la bussola.
Anche perché, con una situazione che ha raggiunto un livello di gravità mai visto nell’ultimo decennio, non si tratta più di calci, pugni o spintoni come avveniva nel 2022 o nella maggior parte dei casi nel 2023.
Ora come ora, nei pronto soccorsi italiani, con i professionisti letteralmente abbandonati a se stessi, cominciano, con sempre maggiore costanza, a fare la loro comparsa addirittura le armi. A dimostrazione della totale assenza dei controlli. Non può essere questa la normalità della nostra sanità.
Situazioni allarmanti, prive di coperture di agenti, si registrano, secondo le nostre indagini, nel 98% dei grandi ospedali italiani, laddove, purtroppo, prevedere un solo agente non si dimostra certo sufficiente a garantire l’incolumità dei professionisti sanitari.
Non esiste alcuna copertura notturna, ma solo volanti che fanno la ronda per la città capoluogo, con gli agenti che giungono sul posto solo a fatti avvenuti, se allertati. Nei pronto soccorsi campani, molto spesso, i poliziotti mancano anche di giorno, chiamati ad agire sul territorio quando ci sono episodi che richiedono la loro presenza, vista la penuria di colleghi. Alla fine, in nessuna struttura sanitaria, di fatto, ci sono coperture notturne.
Medesimo triste copione in provincia. Come accade al San Leonardo di Castellammare, ospedale con un bacino di utenza “abnorme”, con copertura sia dell’area costiera che di quella vesuviana, più volte alla ribalta della cronaca nera, da noi descritto tra i pronto soccorsi italiani in maggiore difficoltà. Qui “sulla carta” esiste un presidio fisso, dove un poliziotto dovrebbe garantire presenza almeno diurna. Peccato che, spesso, questo agente viene richiamato per altre emergenze, lasciando vacante il proprio posto.
A Vibo Valentia è stato annunciato l’esercito, ma non sarà un presidio fisso come inizialmente annunciato. Nei pronto soccorsi regionali più in difficoltà, per accesso di pazienti e carenze di organico, come Cosenza, Catanzaro, Crotone, Locri, tristemente noti alla cronaca nera, compreso Vibo, gli agenti garantiscono al massimo copertura fino alle 8 di sera.
La notte, medici e infermieri sono letteralmente abbandonati a se stessi. L’unica eccezione la fa il Gom di Reggio Calabria, dove c’è un agente presente nel suo gabbiotto nell’area del pronto soccorso anche negli orari notturni, che si alterna con un collega.
I nostri ci raccontano che un solo uomo non basta, oltre tutto denunciano che troppo spesso è lì per raccogliere solo denunce e per svolgere pratiche burocratiche, ma nei momenti topici pare che non intervenga. Quando avvengono le aggressioni, ci dicono, come quella del 28 agosto nel reparto di chirurgia vascolare, di fronte alla rabbia fuori controllo dei pazienti, e quando soprattutto le violenze avvengono lontano dal pronto soccorso, vengono allertati gli agenti dei commissariati di zona, che sopraggiungono a fatti tristemente avvenuti.
Tre i pronto soccorsi cittadini per Genova, con nessuna copertura notturna. Il Galliera è il più esposto a rischi, a due passi dalla movida del centro storico, e poi ci sono il San Martino e il Villa Scassi: presidi diurni fissi dal lunedì al venerdì, con agenti che vengono drammaticamente a mancare, nei fine settimana, anche di giorno. Registriamo l’ennesima aggressione avvenuta sabato scorso, al Galliera, con un infermiere preso a pugni in testa, e l’incredibile minaccia a mano armata di un 31enne, giovedì scorso, poco dopo le 2 del mattino, che ha rivolto un coltello contro un’infermiera, al Villa Scassi di Sampierdarena”.