Nella giornata di ieri è stato annunciato dalla FNOPI e dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, l’introduzione di tre nuovi percorsi di laurea magistrale per gli infermieri, ossia: cure primarie e sanità pubblica; cure pediatriche e neonatali; cure intensive e nell’emergenza.
Nonostante la notizia sia stata accolta con grandi proclami dalla FNOPI, in molti stanno esprimendo preoccupazione, non tanto per la figura in se (che permette anche all’infermiere una crescita professionale importante, ndr), quanto per le risorse economiche che gli andranno destinate (si spera questa figura venga adeguatamente retribuita, ndr).
Matteo Incaviglia ha espresso le sue perplessità in un recente post sui social. Non si è fatto attendere anche il parere del Nursing Up. In un comunicato stampa, Antonio De Palma, ha affermato: “Siamo davvero di fronte a una riforma epocale? Oppure, piuttosto, ci stiamo concentrando su nuove figure specializzate, cosiddette di élite, senza affrontare, nei fatti, le carenze strutturali che attanagliano da tempo il nostro sistema sanitario?
Volendo selezionare le risposte più urgenti, rispetto ai reali bisogni di salute della collettività e a quelli organizzativi della comunità infermieristica italiana, era davvero necessario oggi, a pochi giorni dal varo della figura dell’Assistente Infermiere, oggettivamente contestata da gran parte del mondo professionale, anche a livello internazionale, annunciare come “riforma epocale” l’istituzione delle nuove lauree magistrali infermieristiche, peraltro senza che il ministero consultasse , formalmente, le “istanze sindacali” interessate?
D’altronde, la Laurea Magistrale per gli infermieri e le altre professioni sanitarie esiste già da lungo tempo, così come è evidente che la questione comporta riflessi diretti e sostanziali sulla contrattazione, sul rapporto di lavoro e sull’organizzazione degli Enti del SSN, e quindi, la mera condivisione di certe importanti decisioni, esclusivamente tra Ministero della Salute e FNOPI, a meno che, notte tempo, non sia stata cambiata la legge 3/18 senza che noi lo sapessimo, esclude senza alcun dubbio che gli Ordini sanitari possano ingerire in questioni contrattuali.
Senza una riforma preventiva o almeno coeva dell’attuale impianto contrattuale, che fine faranno queste nuove figure? Alla professione basterà avere nuovi laureati magistrali senza che gli stessi possano considerarsi preventivamente riconosciuti ed idoneamente valorizzati dalla contrattazione?
E ora iniziano a circolare le solite voci di corridoio, malelingue onnipresenti, secondo le quali questa coincidenza sia frutto “di uno scambio” tra le parti, un po’ come avvenne con il Trattato di Versailles nel 1919, dopo la Prima Guerra Mondiale.
In quell’occasione, le potenze vincitrici (come Francia e Regno Unito) imposero condizioni pesanti alla Germania per mantenere la pace e ottenere garanzie territoriali ed economiche. Uno scambio politico e diplomatico per raggiungere un obiettivo comune, pur con interessi diversi in gioco. In quest’ottica – ma ripeto, si tratta delle solite anonime ed inconferenti voci di corridoio – la nuova figura dell’Assistente Infermiere potrebbe essere il prezzo pagato per ottenere i nuovi percorsi di laurea.
Ma, al netto di tutto questo, i nostri infermieri si chiedono, oggi…
Cosa ne sarà dei quasi 300mila infermieri di base, quelli con laurea triennale, attualmente in servizio nel nostro SSN, figure fondamentali per l’assistenza quotidiana, ma fin qui troppo spesso ignorate in termini di valorizzazione e riconoscimento?
Cosa ne sarà delle migliaia di infermieri, tra quei 300mila, che hanno acquisito con tanto sacrificio un Master di primo livello, senza vederne reali e duraturi benefici sui percorsi di carriera?
E i laureati magistrali, che da anni vengono sfornati dagli Atenei con l’ambizione di esercitare come dirigenti: anche loro saranno destinati alla magra consolazione di vedersi inseriti nel contratto di comparto – area elevata qualificazione – invece di accedere al contratto della dirigenza, come avviene per tutti gli altri laureati magistrali?
Non è evidente il rischio che, non agendo da subito con strategie adeguate e un piano normativo ad hoc, che impatti sulla struttura dei contratti, coevo all’istituzione dei nuovi percorsi, queste annunciate nuove lauree magistrali in Cure Primarie e Sanità Pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali, e Cure Intensive ed Emergenze, pur essendo utili per affrontare le nuove sfide della sanità, possano contribuire a generare pericolose criticità all’interno della professione?
I tanti infermieri interessati e De Palma, si interrogano, e soprattutto interrogano direttamente i “protagonisti” di queste recenti decisioni.
Stiamo concentrando l’attenzione su queste nuove figure con laurea magistrale, super specializzate, senza prendere in considerazione un progetto legislativo complessivo, di riforma organizzativa dell’ordinamento contrattuale, che impatti sull’infermieristica in Italia. Ma se davvero fosse così, chi si occuperà di quegli infermieri, quasi 300mila, che garantiscono l’operatività delle strutture territoriali, degli ospedali e delle case di comunità, nell’ambito del piano di rilancio della sanità di prossimità immaginato dallo stesso Ministro con i fondi della Missione 6 del PNRR?
Chi gestirà quotidianamente l’assistenza di base? E chi affronterà il caos nei reparti di emergenza-urgenza, da cui si registra un pericoloso “fuggi fuggi”? Gli infermieri che lavorano quotidianamente nelle corsie, quelli che, a causa di stipendi bassi e di un’organizzazione penalizzante, sono quindi destinati a scomparire?
Lo faranno queste nuove figure con laurea magistrale? A noi non sembra, fino a prova contraria, che siano state pensate per queste funzioni…
O sarà compito degli OSS, che, tra infermieri magistrali d’élite da una parte, e la grande massa degli infermieri di base dall’altra – prima portati in trionfo come l’acme della professionalità in Europa e poi dimenticati – non si capisce ancora quale ruolo avranno nei futuri modelli assistenziali. O addirittura bisogna immaginare che a farlo saranno i nuovi Assistenti Infermieri?
Ma la domanda cruciale a questo punto è: che futuro si immagina per gli infermieri che operano sul campo da anni?
Le nuove lauree specialistiche, senza specifiche norme capaci di regolare, a monte, i correlati effetti sui modelli contrattuali, saranno in grado di garantire uno sviluppo equo per tutti , o creeranno un sistema polarizzato, con poche élite, peraltro non valorizzate funzionalmente ed economicamente perché inserite nel mare magnum degli altri infermieri del comparto, quelli ai quali viene preclusa ogni possibilità di carriera proprio perché non possiedono la laurea magistrale?
In assenza delle sopracitate norme nazionali di coordinamento, come verranno inquadrate contrattualmente le nuove lauree magistrali? Non dovrebbero forse essere inserite nel contratto della dirigenza, al pari dei laureati magistrali delle altre professioni operanti nel SSN, piuttosto che rischiare di saturare l’area di elevata qualificazione del comparto, a cui gli infermieri con la sola laurea triennale non possono ancora accedere, quasi come per far spazio a questi nuovi laureati magistrali?
Lo sanno il Ministro e la FNOPI che, di fatto, ad oggi, agli infermieri è impedito un balzo di carriera, dal momento che per accedere all’area di elevata qualificazione è stato previsto l’obbligo della Laurea Magistrale?
Se non si trova una soluzione, di legge o sovra contrattuale, per consentire che gli infermieri, le ostetriche e le professioni sanitarie ex legge 43/2006 possano transitare verso le aree contrattuali superiori, come del resto già avviene per il personale delle aree contrattuali sottostanti, l’inserimento di laureati magistrali nel contratto del comparto non rischia forse di alimentare una pericolosa sperequazione, che già viene perpetrata a danno di tali professionisti?
Noi crediamo che vada fatta chiarezza, sin da ora, alla luce del provvedimento che Ministro e FNOPI hanno annunciato sulle nuove figure specializzate. Per Nursing Up è ora prioritario, un confronto aperto e approfondito tra gli infermieri, beninteso quelli fino ad ora esclusi, e le Istituzioni.
Il Sindacato esprimerà la sua posizione ufficiale durante il proprio Congresso Nazionale previsto per l’8 novembre p.v., dopo un approfondito confronto con i propri iscritti, attraverso i coordinamenti territoriali, che è già iniziato alla luce dei quesiti fin qui posti, e che si tradurrà in una posizione ufficiale, da condividere con la collettività, in seguito ad un ulteriore indispensabile faccia a faccia che avverrà, durante tale evento congressuale, tra i rappresentanti degli infermieri e le numerose autorità politiche presenti.
Provvedimenti di questo tipo, che giocano un ruolo cruciale nel presente e nel futuro di tutte le professioni sanitarie, per gli oggettivi e diretti riflessi sugli assetti contrattuali che li riguardano, e sulla qualità dei servizi destinati ai cittadini, non rientrano solo nelle competenze delle Federazioni dei rispettivi Ordini professionali, ma chiamano in causa, a pieno titolo ed ai vari livelli, tutte le altre istanze sindacali ed associative di tale complessa realtà.
Continueremo a lavorare alacremente per dare risposte chiare e dettagliate a questi quesiti, anche coinvolgendo direttamente i cittadini, che restano il nostro principale obiettivo e verso i quali è volta la nostra azione professionale. Allo stato il nostro giudizio è sospeso, ma le domande che gli infermieri pongono avranno presto doverose risposte”.