La FNOPI compie 70 anni.

Il 29 Ottobre 1954 veniva approvata la Legge n. 1049, Istituzione dei Collegi delle infermiere professionali, delle assistenti sanitarie visitatrici e delle vigilatrici d’infanzia (IPASVI). I Collegi sono stati in funzione dal 1954 al 2018, quando, con l’approvazione della legge 3,  è nata la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, cancellando l’uso del nome “infermieri professionali” e vigilatrici di infanzia (ora infermieri pediatrici) e passando gli assistenti sanitari nell’ordine delle professioni tecniche.

Nel comunicato stampa della FNOPI si ripercorrono questi 70 anni, colmi di traguardi e obiettivi, raggiunti con un’impegno quotidiano nell’affrontare i problemi.

“I Collegi nascono alla fine del 1954 e quando prendono forma, nel 1955, l’Italia e gli italiani vivono gli albori del boom economico. È in questo clima di fiducia e consapevolezza, delle tante donne che operavano nel settore sanitario e sentivano il bisogno di ottenere il riconoscimento del proprio lavoro, che si colloca la legge 1049. Se è vero che i Collegi delle infermiere professionali, vigilatrici d’infanzia e assistenti sanitarie visitatrici sono stati voluti e istituiti da un decreto governativo, dunque, è altrettanto vero che sono diretta emanazione delle tante operatrici della sanità consapevoli di essere preziose, ma ancora prive di uno specifico riconoscimento professionale.

Il decreto del 1946 sulle professioni sanitarie si era, infatti, limitato a ripristinare gli Ordini dei medici chirurghi, dei veterinari e dei farmacisti e ad istituire i Collegi delle ostetriche.

DAL 1954 A OGGI

L’importanza della legge 1049 sta principalmente qui e dà inizio a un cammino di crescita che vede insieme i Collegi e la Federazione (allora IPASVI) a tracciare lo sviluppo della professione infermieristica attraverso una serie di tappe della crescita e di cambiamenti.

Un primo passo importante fu convincere le infermiere, le assistenti sanitarie visitatrici e le vigilatrici d’infanzia, religiose e laiche, a iscriversi negli Albi professionali. I dati registrati nel 1959, in occasione del Censimento nazionale degli esercenti le professioni sanitarie, mostrano i buoni risultati raggiunti, ma segnalano anche il perdurare di alcune difficoltà che con gli anni vengono superate. Dalle 28mila 159 iscritte del 1964 si è passati ai 128mila 036 iscritti del 1984, per salire a 338mila 245 nel 2004 fino ai 456mila 414 di oggi.

La strada per la costruzione di un’identità professionale è appena cominciata e negli anni si arricchisce di date importanti. Come il 1960, anno in cui viene realizzato il primo Codice deontologico delle infermiere italiane che comincia a definire anche il rapporto con le altre professioni.

Nel 1965, la Federazione dei Collegi IPASVI indice il suo Congresso nazionale, svoltosi a Roma dal 31 maggio al 2 giugno di quell’anno, mentre nel 1971 si registra un altro passaggio fondamentale: con  la legge n. 124 del 25 febbraio 1971 viene esteso al personale maschile l’esercizio della professione e l’immissione degli uomini nei ruoli professionali produrrà anche un’accelerazione del cambiamento dei percorsi formativi.

Il 1994 è l’anno del nuovo profilo professionale: pietra miliare nel processo di professionalizzazione dell’attività infermieristica, che ha compiuto quest’anno i suoi 30 anni.

Il decreto 739/94 riconosce che l’infermiere è un professionista intellettuale, competente, autonomo, responsabile responsabile dell’assistenza generale infermieristica e precisa la natura dei suoi interventi, gli ambiti operativi, la metodologia del lavoro, le interrelazioni con gli altri operatori, gli ambiti professionali di approfondimento culturale e operativo, le cinque aree della formazione specialistica (sanità pubblica, area pediatrica, salute mentale/psichiatria, geriatria, area critica).

Gli anni 2000 sono quelli in cui si fa sempre più forte l’esigenza di scelte formative e professionali che scrollino di dosso all’infermiere l’etichetta dell’”ausiliario” per dare gambe ai dettami del profilo professionale.

In questa direzione va la legge 251/2000 (Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione ostetrica), stabilendo il principio dell’equipollenza dei titoli ai fini della prosecuzione degli studi universitari e l’accesso alla nuova qualifica unica di dirigente del ruolo sanitario.

Nell’anno accademico 2004-2005 la Laurea specialistica diventa una realtà concreta e i corsi partono in 15 Atenei italiani. Un obiettivo che la Federazione e i Collegi IPASVI hanno perseguito con tenacia, con il fine di offrire agli infermieri la possibilità di intraprendere percorsi formativi sempre più articolati e diversificati. Un lavoro per l’evoluzione della professione che nei 20 anni dopo non si è mai fermato.

Lo testimonia l’annuncio dei giorni scorsi da parte del Ministro Orazio Schillaci di nuove possibilità che a breve saranno a disposizione degli studenti di infermieristica: tre lauree specialistiche in Cure Primarie e Sanità pubblica, in Cure Pediatriche e Neonatali e in Cure Intensive e nell’Emergenza.