Il presidente del Nursing Up ha lanciato, oggi, una campagna per richiamare gli infermieri italiani emigrati all’estero in modo da contrastare il piano di assunzione di 10 mila infermieri indiani, proposto dal Ministro Schillaci.
Denunciando le soluzioni tampone di questi ultimi mesi (infermieri dal Sud America, Infermieri dall’India, ndr) lancia l’hasthtag #Prontiatornare una campagna social per accendere i riflettori su quella che ormai è diventata quotidianità per gli infermieri italiani: emigrare all’estero in cerca di condizioni di lavoro migliori e uno stipendio adeguato alle responsabilità.
De Palma stesso ha dichiarato: “Sono davvero in tanti, e ci stanno scrivendo ogni giorno, a dir poco increduli, per quanto sta accadendo. Comunicano con noi dal Regno Unito, dalla Germania, dal Belgio e anche dalla Norvegia. Sono gli infermieri italiani che lavorano all’estero. Hanno saputo del recente arrivo dei 10mila sanitari indiani, fortemente voluti dal Ministro Schillaci. Sono inoltre a conoscenza del piano Bertolaso per il reclutamento di infermieri sudamericani. Si chiedono insistentemente perché il Ministro Schillaci non abbia pensato prima di tutto loro, perché la politica non abbia creato fin qui le condizioni per riportarli a casa. Sarebbero pronti a tornare, se solo le cose cambiassero davvero”.
Poi continua descrivendo i recenti provvedimenti del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, in relazione agli accordi con l’India che dovrebbero fornire all’Italia circa 10 mila infermieri indiani, sia per il pubblico che per il privato. “Sia chiaro, una volta per tutte, non abbiamo nulla contro gli stranieri, ma è una questione di lungimiranza politica e buon senso: servono professionisti già formati, consapevoli dei bisogni del nostro sistema di assistenza. Il nostro Paese viaggia verso un lento e inesorabile invecchiamento, e la risposta al fabbisogno, da parte della popolazione, con il crescente aumento di malattie croniche, (Piano Cronicità 2024) di professionisti dell’assistenza sempre più qualificati in termini di “long care”, si rivela e si rivelerà sempre più indispensabile nei prossimi anni.
La nostra campagna, quindi, propone alla politica di puntare finalmente sulle “risorse italiane”, e in particolare anche su quegli infermieri che sono stati costretti ad andare all’estero, e che sarebbero disposti a tornare, se solo fossero migliorate le condizioni di lavoro, economiche, contrattuali e organizzative, nonché in termini di tutela della sicurezza personale, vista l’escalation di violenze nelle corsie”.
Le proposte del sindacato sono 3:
- Adeguamento salariale e stabilità contrattuale;
- Facilitazione del rientro dei professionisti emigrati con la pubblicazione di bandi mirati per riconoscere le competenze acquisite all’estero;
- Investimento sui giovani, per attrarli verso la professione infermieristica.
De Palma ha poi chiuso, affermando: “È fondamentale ripensare l’organizzazione sanitaria, investendo su chi già conosce il sistema, soprattuto al fine di evitare che la nostra professione collassi del tutto, dal momento che, oltre alle fughe all’estero e alle dimissioni volontarie, sempre meno giovani rivelano interesse nei confronti della realtà infermieristica, con il dimezzamento delle iscrizioni ai test di ammissione, passati, negli ultimi 15 anni, drammaticamente, da 46.281 a 21.250.
C’è da chiedersi, allora, cosa accadrà tra altri 15 anni e poi tra altri 15 ancora, se non ricreeremo appeal intorno alla professione, con tutte le immaginabili nefaste conseguenze che ricadranno sui nostri pazienti. Investire prima di tutto sulle nostre risorse umane, creando un doveroso ricambio generazionale interno, e riportando a casa le nostre eccellenze, è un modus operandi doveroso, a cui la nostra politica evidentemente non ha pensato. Ma siamo ancora in tempo”.