La mancata firma del CCNL Sanità 2022-2024 da parte del Nursing Up, CGIL e UIL ha destato non poche critiche da parte degli altri sindacati, i quali hanno criticato tale decisione che avrebbe mandato in fumo 7 mesi di lavori e di trattative.
Eppure molti addetti ai lavori e molti infermieri hanno finalmente considerato questa presa di posizione come una possibile svolta per ottenere di più, per ottenere qualcosa che non siano più briciole e aumenti che possano essere definiti tali e non i 45 euro netti che si sarebbero prospettati con la firma.
Il Presidente del Nursing Up è ritornato sulla questione mancata firma in un comunicato stampa in cui si legge: “Abbiamo scelto di non tradire i lavoratori rifiutando un contratto che, dietro la promessa di aumenti medi di 172 euro lordi, si sarebbe tradotto in incrementi reali di circa 60 euro netti e che, cosa ancora più grave, nemmeno lontanamente avrebbe aperto la carriera ad infermieri, ostetriche e professioni sanitarie. Questa, per noi, non è affatto valorizzazione, ma è una farsa.
Gli infermieri, le ostetriche e i tecnici sanitari con titoli conseguiti prima della riforma, e quindi equipollenti per legge a chi possiede la laurea di primo livello, e quindi parliamo della stragrande maggioranza dei dipendenti, sarebbero stati esclusi alla possibilità di accedere all’area di elevata qualificazione, e quindi condannati a rimanere bloccati agli stessi livelli per tutta la vita lavorativa.
Come si può avallare un contratto che separerebbe ulteriormente i professionisti sanitari, dividendoli, pur a parità di qualifica, e consentendo solo ad alcuni ( quell icon laurea) l’accesso all’area di elevata qualificazione?
E la pronta disponibilità poi, che impone sacrifici in termini di notti, festività e vita familiare, con il nuovo contratto continuerebbe ad essere remunerata con soli 1,80 euro lordi all’ora, una cifra irrisoria rispetto all’impegno richiesto.
Come è possibile che vi siano Organizzazioni Sindacali disposte ad accettare l’inserimento della figura dell’assistente infermiere, decisa dall’ARAN solo all’ultimo momento, e che per noi danneggerà sia la professione infermieristica, sia i cittadini ai quali la stessa è destinata?
E che dire dei trasferimenti “su domanda”, dei lavoratori da un’azienda sanitaria all’altra? Lasciati al mero arbitrio delle aziende sanitarie, con colleghi costretti ad attendere anni prima di riunirsi alle proprie famiglie?
Noi chiediamo regole chiare: periodi definiti per i bandi di mobilità, trasparenza e diritti certi.
Questo è ciò che manca, e lo abbiamo ribadito con fermezza.
“Protagonismo”? No, coraggio e coerenza
Non accettiamo compromessi al ribasso e non temiamo di affermarlo. Chi, riferendosi a noi, tra quei sindacati pronti a mettere la firma sul contratto, parla di protagonismo, cercando di nascondere la grave portata delle proprie decisioni, si nasconde dietro affermazioni pretestuose, inconcludenti e dannose per i lavoratori.
Se difendere i diritti dei professionisti significa essere protagonisti, allora ben venga. Noi preferiamo un’azione forte e coerente piuttosto che accettare, come fanno altri, un contratto che perpetua disuguaglianze e immobilismo economico e professionale.
Il rifiuto del Nursing Up non sia un semplice gesto di opposizione ma una scelta consapevole per il futuro della sanità e dei suoi professionisti. Continueremo a lottare per il riconoscimento della dignità e dei diritti degli infermieri, delle ostetriche e di tutti i professionisti sanitari. Non ci fermeremo di fronte a chi accetta di firmare al ribasso, perché il nostro obiettivo è una sanità più equa per i cittadini, e valorizzante per tutti i professionisti sanitari”.