L’analisi dei dati forniti dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS) del Trentino Alto Adige dipinge un quadro più che preoccupante per il futuro.
Nell’arco di 5 anni le dimissioni volontarie e i pensionamenti hanno pesato come una manna sulla sanità trentina. 790 Infermieri e 447 medici hanno deciso di lasciare il sistema sanitario regionale su base volontaria, trasferendosi in altre regioni o all’estero. A questi si aggiungono 329 infermieri e 183 medici che sono andati in pensione.
A fronte di questa carenza l’Azienda ha assunto personale infermieristico e medico: 869 infermieri e 502 medici che, purtroppo, non bastano a coprire le esigenze e ciò si riflette direttamente sui servizi offerti alla cittadinanza.
Claudio Cia, consigliere del gruppo misto, ha presentato una mozione in cui ha analizzato i dati, affermando: “Per affrontare queste criticità è fondamentale adottare un approccio strategico e lungimirante. Servono interventi concreti, come un piano straordinario di assunzioni che privilegi le aree più critiche, incentivi mirati per trattenere il personale esistente e programmi di formazione continua per valorizzare le competenze interne. Inoltre, appare indispensabile promuovere un’indagine indipendente sul fenomeno delle dimissioni, affidata a un ente terzo, per garantire un’analisi trasparente delle cause e individuare soluzioni efficaci.
Tale proposta sarà formalizzata attraverso un mio ordine del giorno in Consiglio provinciale, che impegnerà la Giunta a promuovere questa indagine e ad attuare interventi mirati per affrontare la crisi. Tra questi, un passo fondamentale sarà garantire la piena attuazione dell’emendamento approvato nel 2023, che prevede l’introduzione della figura del Direttore Assistenziale nel Consiglio di Direzione dell’APSS. Questa figura sarà essenziale per rappresentare le esigenze del personale sanitario e migliorare la gestione organizzativa, favorendo un’interazione più efficace tra i diversi livelli del sistema sanitario e rispondendo meglio alle sfide operative. Solo con un approccio onesto e imparziale sarà possibile comprendere a fondo le dinamiche del turnover e intraprendere azioni realmente risolutive.
Infine è essenziale guardare al futuro con consapevolezza. Se non si interviene subito, il rischio è quello di compromettere la tenuta del sistema sanitario provinciale nei prossimi 5-10 anni, con conseguenze difficilmente reversibili. Questo è il momento di agire, non solo per affrontare le criticità attuali, ma per costruire un sistema sanitario più solido e resiliente, capace di rispondere alle sfide future e di garantire un accesso equo e di qualità alle cure per tutti i cittadini”.