Tired depressed female african scrub nurse wears face mask blue uniform gloves sits on hospital floor. Exhausted sad black doctor feels burnout stress of corona virus frontline protection pray at work

Nei primi 9 mesi del 2024 sono ben 20 mila gli infermieri che si sono dimessi volontariamente

Una vera e propria crisi che non conosce fine quella degli infermieri italiani.

Il nuovo report pubblicato dal Nursing Up mette in evidenza come la carenza, nei prossimi mesi, sia destinata ad acuirsi ancor di più. Nei primi 9 mesi del 2024 sono stati oltre 20 mila gli infermieri italiani che hanno deciso di dimettersi volontariamente dall’impiego pubblico.

Nel report si legge: “La fuga di infermieri dal Servizio sanitario nazionale si aggrava sempre di più, come un incendio che divampa con le sue lingue di fuoco, mentre la politica assiste inerme alla peggiore crisi degli ultimi 20 anni. Oltre 20mila infermieri si sono dimessi solo nei primi 9 mesi del 2024: questo vuol dire che siamo di fronte ad un grido disperato, un SOS lanciato da una professione ormai ridotta  allo stremo. 

Il Sistema sanitario nazionale sta crollando su se stesso, pezzo dopo pezzo, svuotato della sua risorsa più preziosa: i professionisti che garantiscono le cure ai cittadini. Ma il governo continua a ignorare l’allarme, lasciando che la sanità pubblica si sgretoli davanti ai nostri occhi.

Nel 2024, nei primi 9 mesi, oltre 20mila infermieri, (si calcolano nel totale circa circa un milione e mezzo di dimissioni volontarie dei lavoratori nei primi 9 mesi del 2024, con ai primissimi posti il settore sanitario) insieme a circa 7mila medici (come confermato dai sindacati di categoria), si sono dimessi. Per gli infermieri siamo di fronte un aumento di circa il 170% rispetto agli 8.500 del 2023. Numeri che parlano di una crisi senza precedenti. Se pensiamo, poi, che a questo report mancano ancora i dati dei 4 mesi finali dell’anno appena trascorso, possiamo stimare che ogni mese lasciano il nostro sistema sanitario oltre 2mila infermieri, e se quindi il trend negativo, nella migliore della ipotesi, si confermasse e non peggiorasse anche nei mesi successivi, da oltre 20mila passeremmo a oltre 30mila dimissioni!

  • Oltre 43mila infermieri hanno lasciato il pubblico negli ultimi quattro anni (2021-2024);
  • 15.450 nel biennio 2021-2022; 
  • altri 8.500 nel 2023; 
  • oltre 20mila nel 2024 (solo nei primi 9 mesi).

“La fuga degli infermieri fa pensare a un malato abbandonato a se stesso senza cure e sostentamento, che peggiora giorno dopo giorno. Senza un intervento immediato, la costruzione già traballante della sanità pubblica rischia di crollare su sé stessa. Senza una azione lungimirante, tutti finiremo con il cadere nel baratro, dal momento che la qualità della nostra sanità e quella del lavoro di infermieri e medici sta colando a picco, e questo non può e non deve accadere.

Le indagini del Nursing Up, attraverso il recente Survey, hanno fatto emergere in questi anni una realtà drammatica:

  • Carichi di lavoro insostenibili: i turni massacranti diventano la normalità;
  • Salari da fame: le retribuzioni italiane sono tra le più basse d’Europa, ben al di sotto della media Ocse;
  • Indebitamento diffuso: il 71% degli infermieri è costretto a contrarre prestiti, anche in famiglia, per sopravvivere;
  • Ambiente di lavoro ostile: stress, burnout e violenze in corsia in aumento;
  • Nessuna valorizzazione professionale: il 98% degli infermieri non si sente riconosciuto dalle istituzioni;
  • Perdita di fiducia nella professione: il 75% degli intervistati non consiglierebbe a nessuno di intraprendere questa carriera.

Si sta spegnendo la voglia di fare questo lavoro. Troppi infermieri non ce la fanno più e se ne vanno, non solo verso il privato o l’estero, ma addirittura cambiando completamente settore. Questo non è un esodo, è una disfatta.

L’allarme dell’Ocse: i giovani non vogliono più fare gli infermieri

A peggiorare il quadro, un altro dato preoccupante che non ci sorprende: l’Ocse conferma che sempre meno giovani scelgono la professione infermieristica. Le condizioni di lavoro inaccettabili e gli stipendi irrisori stanno allontanando le nuove generazioni. In Italia, tra il 2015 e il 2022, il numero di studenti che tentano l’accesso ai corsi di laurea in infermieristica è calato del 20%, mentre oltre l’80% degli iscritti è di sesso femminile, dimostrando anche una grave mancanza di attrattiva per gli uomini nel settore.

La crisi di vocazioni si somma alla fuga di chi è già dentro il sistema, creando un circolo vizioso. Meno infermieri, più carichi di lavoro, più dimissioni, meno studenti.

Non possiamo più permetterci di perdere un solo infermiere, non possiamo trasformare la nostra sanità, svuotata ogni giorno delle sue eccellenze, in una scatola vuota. Ogni professionista che lascia il Ssn è un pezzo di assistenza pubblica che sparisce, indicando le priorità:

  • Aumenti salariali urgenti, per avvicinare le retribuzioni alla media europea;
  • Piani straordinari di assunzione, per ridurre il carico di lavoro e garantire sicurezza nei reparti;
  • Investimenti nel benessere organizzativo, per tutelare la salute mentale degli operatori;
  • Incentivi per trattenere gli infermieri, scongiurando la fuga verso il privato e l’estero.

Le soluzioni tampone non bastano più. Serve un intervento strutturale e deciso. Il tempo degli annunci è finito: urgono risposte concrete, ora”, conclude De Palma.