Rilanciare la sanità territoriale: era questo l’obiettivo della legge 34/2020, che sanciva il ruolo degli infermieri di famiglia e comunità.
Il problema è che, a distanza di 4 anni, sono assunti 3 mila infermieri di famiglia, a fronte di un fabbisogno che, secondo le linee guida di AGENAS, solo per quanto concerne la Missione 6 del PNRR, sarebbe di oltre 20.000 professionisti, indispensabili per rispettare i parametri indicati che stabiliscono la necessità di un infermiere ogni 3.000 abitanti.
E’ De Palma, presidente del Nursing Up, a lanciare l’allarme, denunciando la situazione in un comunicato stampa: “I numeri sono inequivocabili. A fronte di un fabbisogno di almeno 25.000 infermieri di famiglia (considerati anche quelli che mancano rispetto alla legge iniziale) per il rilancio della sanità territoriale, oggi ne abbiamo solo 3.000. E la situazione è destinata a peggiorare: considerando pensionamenti, dimissioni e il fenomeno della fuga di infermieri all’estero, il nostro Sindacato, con una indagine del 2023, indicava, già due anni fa, in 50mila infermieri di famiglia il fabbisogno complessivo di professionisti da inserire sul territorio nazionale entro la fine del 2026, data di scadenza del Piano PNRR.
I numeri relativi al fabbisogno di infermieri per attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza sono inequivocabili e li abbiamo calcolati in non meno di 50mila unità. Si tratta dei risultati di nostri aggiornamenti al 2023, un lavoro che ha tenuto conto anche degli autorevoli dati dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali AGENAS, che indica in 47.500 infermieri il fabbisogno complessivo del nuovo piano del PNRR.
La nostra indagine è frutto di numeri combinati con la stima dei professionisti legata alle oggettive evidenze che attengono a dimissioni volontarie, fuga di infermieri all’estero, attesi pensionamenti e altro.
Ma sulla sanità territoriale impatterà anche una parte di quel 30% di perdita annuale storicizzata di infermieri rispetto ai posti disponibili ai percorsi di laurea, oggetto di nostre precedenti denunce e che sta già investendo, come un’onda anomala, tutto il nostro SSN.
Nell’ambito dei lavori del Tavolo tecnico costituito già nel 2023, presso il ministero della Salute, Nursing Up aveva stigmatizzato come per poter attuare il Dm 77 bisogna mettere in campo coraggiose riforme di sistema, finalizzate in particolare a definire il ruolo e le responsabilità dei professionisti interessati. La risposta delle regioni? Hanno provato ad inserire nel CCNL 2024/2026, non ancora sottoscritto, solo la figura dell’assistente infermiere.
Le case della comunità e le Centrali Operative Territoriali (COT) non potranno funzionare senza infermieri di famiglia. Eppure, non solo mancano, ma non esiste nemmeno un inquadramento contrattuale per questa figura. Abbiamo chiesto al governo di prendere provvedimenti urgenti, ma ad oggi la risposta è stata insufficiente.
I recenti dati sui ritardi delle case di comunità in Lombardia, legati alla carenza di personale, rappresentano lo specchio fedele di quanto denuncia il Nursing Up da tempo a livello nazionale. Nel caso della Lombardia, nello specifico, siamo di fronte alla regione con maggiore carenza di personale e con i deficit più evidenti nell’ambito del piano di rilancio del PNRR, ma le altre regioni non stanno certo meglio.
Nell’area metropolitana di Milano sarebbero stati assunti soltanto un centinaio di infermieri da destinare all’assistenza sanitaria territoriale, la cui carenza sia in termini di risorse che di strutture era stata drammaticamente evidenziata durante la pandemia. Ne sarebbero previsti invece circa 900, in ottemperanza ai nuovi parametri europei sulla sanità, recepiti dal PNRR del 2022, che stabiliscono la necessità di assicurare un infermiere ogni 2-3 mila abitanti.
In tutta la Lombardia, secondo le stime dell’Ordine degli infermieri, mancherebbero circa 9mila professionisti per riempire e far funzionare le infrastrutture extraospedaliere, garantendo un’assistenza adeguata. Le altre regioni non stanno certo meglio.
Abbiamo bisogno di un piano straordinario di assunzioni, con almeno 50.000 infermieri di famiglia nel breve termine, da finanziare anche con le risorse del PNRR. Solo così potremo rilanciare la sanità territoriale e garantire un futuro di qualità per tutti i cittadini.
Se non agiamo subito, il PNRR sarà ricordato come una grande opportunità sprecata. La situazione attuale è insostenibile, e il tempo per agire è ormai scaduto. Il futuro della sanità territoriale dipende dalle scelte che verranno fatte oggi, e senza gli infermieri di famiglia, rischiamo di fallire nell’obiettivo di un sistema sanitario universale e accessibile per tutti” conclude De Palma.